Il Pian delle Noci si identifica oggi con un piccolo e grazioso bivacco a 720 m s.l.m. immerso in una radura, raggiungibile facilmente da Orino attraverso selve castanili e faggete, in mezz’ora di cammino. Si sale dal centro del borgo seguendo la strada acciottolata un tempo battuta dai carri (sentiero E1) oppure percorrendo una salita più ripida che passa dalla Fonte Gesiola (sentiero 302B del Parco Campo dei Fiori).
Il Pian delle Noci è molto frequentato in ogni stagione da escursionisti e bikers che ne apprezzano la bellezza. Da pianoro è possibile raggiungere con una facile mulattiera il Forte di Orino situato a 1139 m s.l.m
Il luogo è manutenuto dalla comunità locale che si prende cura del piccolo rifugio, dell’area pic nic e dello sfalcio dell’erba, preservando la radura dall’avanzamento del bosco, per garantire anche al popolo dei selvatici aree a prato in cui poter brucare.
Le memorie conservate negli archivi del Comune di Orino, colorano di sfumature la storia di questo luogo.
“Ci fu un tempo in cui gli abitanti di questo luogo traevano dalla terra e dalle piante di noci una parte del loro sostentamento. (…) Era il tempo dell’olio ottenuto spremendo le noci che si raccoglievano in abbondanza, all’inizio di ogni autunno, un po’ ovunque , ma in particolare al Pian di Nusitt, che, ina vecchia cartolina degli anni Venti, ci appare come un pascolo di montagna costellato di rari alberi, gli ultimi superstiti di quella che fu una ben più ricca piantagione. Gli ultimi ricordi del bosco di noci risalgono agli anni che precedono la Prima Guerra Mondiale. In seguito si sa solo che le piante vennero abbattute e progressivamente sostituite con dei giovani abeti piantati dai bambini delle scuole elementari in occasione della “Festa degli Alberi”. Il ricavato della vendita all’incanto delle noci, condotta dal Parroco, andava a beneficio della chiesa e del suo ministero, il quale non doveva “passarsela” tanto meglio del resto del paese. Le noci raccolte nei prati e al margine dei campi nella restante parte del territorio comunale erano ad uso privato di ognuno, come poteva, provvedeva alla loro raccolta ed essicazione. Nelle sere di autunno inoltrato le famiglie si riunivano a casa ora dell’uno ora dell’altro e, tra una chiacchierata e un pettegolezzo, una favola e un ricordo, le donne, i bambini e i pochi uomini rimasti in paese sgusciavano le noci, separando quelle “andate a male” da “quelle sane”. Non si sprecava niente, perché al torchio di Cuvio venivano portate sia le noci guaste che le buone, producendo dalle prime l’olio che sarebbe stato consumato per primo e dalle altre quello da utilizzare durante il resto dell’anno. Ora resta solo la memoria dell’olio di noci, difficile da spiegare a chi non lo ha mai assaggiato”
Simona Agnisetta
Il Pian delle Noci si trova qui